domenica 23 maggio 2021

DUE CONTI IN VISTA DEL PROSSIMO ANNO SCOLASTICO

ovvero come Bianchi sta continuando ad aggirare il problema del precariato a scuola


Il primo punto del Patto per la scuola, appena firmato dal Ministro Bianchi e da CGIL, CISL e UIL rappresenta un condensato di buone intenzioni. Si parte infatti con l’impegno a “garantire nuove procedure di reclutamento finalizzate ad assicurare la presenza di ogni figura professionale prevista dall’organico il primo settembre di ogni anno”. Come realizzare questo obiettivo, sacrosanto ma decisamente ambizioso? Nel documento si parla genericamente di un impegno da realizzare “anche attraverso una procedura urgente e transitoria di reclutamento a tempo indeterminato”.


Andando però ad analizzare numeri e modalità concrete di selezione e assunzione dei docenti, rese note oggi dalla stampa e contenute nel decreto sostegni bis, ci si accorge subito che qualcosa non va: evidentemente o Draghi e Bianchi non sanno contare, oppure mentono sapendo di mentire, quando promettono il regolare avvio dell’anno scolastico con tutti i docenti in cattedra. 

Vediamo perché partendo dai dati. 



Dati sui posti disponibili a settembre 2021 

fonte: FLC CGIL http://www.flcgil.it/scuola/precari/un-nuovo-settembre-nero-per-la-scuola-italiana-i-numeri-delle-cattedre-vacanti-al-1-settembre-2021-sono-impietosi-cosi-la-scuola-dell-era-draghi-rischia-un-nuovo-record-di-precarieta.flc 



ORGANICO DI DIRITTO

posti vacanti

pensionamenti 

incremento posti 2021/22 sostegno

incremento posti 2021/22 infanzia

TOTALE 

66334

35090

5000

1000

107424


ORGANICO DI FATTO

posti in deroga su sostegno assegnati nel 2020/21

organico di fatto 2020/2021

TOTALE 

77600

14142

91742


La cifra in rosso di 107.424 posti vacanti, posti sui quali sarebbe possibile l’assunzione a tempo indeterminato, non rappresenta però da sola il numero di cattedre che saranno effettivamente vuote a settembre 2021. Infatti, bisogna considerare il cosiddetto organico di fatto, una serie di posti che vengono autorizzati di anno in anno, sui quali lavorano docenti a tempo determinato con contratti al 30 giugno. Su questo organico, a meno che il MEF non lo trasformi in organico di diritto, non sono possibili assunzioni a tempo indeterminato, perché si ritiene che siano posti necessari solo in via provvisoria. Nell’organico di fatto pesa un gran numero di posti di sostegno in deroga, che equivale ad altrettanti supplenti, che cambiano di anno in anno, a cui viene affidato spesso senza alcuna formazione il delicato compito di garantire l’inclusione di studenti e studentesse disabili. 

La tabella dell’organico di fatto non tiene conto dei 25000 posti dell’organico Covid previsti per l’a.s. 2020/2021, anch’essi coperti da supplenti, che sembra non verranno riconfermati il prossimo anno. 


Assunzioni decreto sostegni-bis 

fonte: Il sole 24 ore https://www.ilsole24ore.com/art/decreto-sostegni-bissanatoria-20mila-prof-e-concorsi-sprint-3mila-docenti-stem-AEI4PqK



assunzioni da concorso straordinario + graduatorie precedenti concorsi

assunzione precari abilitati/specializzati (I fascia GPS) con 3 anni di servizio **

concorso ordinario rapido discipline STEM (solo scuola secondaria) **

TOTALE assunzioni a settembre 2021

49000

18500

3000

70500





Da questi semplici dati possiamo trarre una serie di considerazioni. 


  1. Le assunzioni previste da Bianchi non basteranno a coprire tutti i posti previsti dall’attuale organico di diritto. 

  2. Sull’organico di fatto bisognerà continuare a nominare dei docenti supplenti, e tanti (più dei neoassunti a tempo indeterminato)!

  3. Le assunzioni della colonna in arancione sono quelle già previste dal concorso straordinario bandito dalla ministra Azzolina nell’estate 2020 e svoltosi in piena pandemia.

  4. Le assunzioni che dovremo alla volontà politica del governo Draghi (quelle in verde) totalizzano la misera somma di 21500. 

  5. Tra questi, figura la cifra di 3000 docenti di discipline scientifiche assunti con la tanto decantata procedura rapida e semplificata (ovvero l’ennesimo quiz nozionistico a crocette): cifra semplicemente irrisoria che non è necessario commentare! 

  6. Gli altri 18500 saranno assunti dalle graduatorie GPS di prima fascia, che includono docenti già abilitati oppure specializzati su sostegno, che dovranno in più far valere 3 anni di servizio. Ma gli aspiranti in prima fascia sono pochissimi, e ancora meno verranno assunti da Bianchi perché: 

    1. molti degli abilitati e specializzati sono già stati assunti dai vari concorsi a loro riservati (2016, 2018);

    2. alcuni sono già di ruolo su altre classi di concorso, ma conservano l’iscrizione in GPS prima fascia;

    3. tanti hanno partecipato al concorso straordinario e quindi potrebbero essere comunque assunti mediante quella procedura (colonna arancione);

    4. infine, alcuni specializzati su sostegno negli ultimi due TFA non hanno ancora maturato i 3 anni di servizio e resterebbero fuori da questa procedura, nonostante la loro professionalità sarebbe invece utilissima. 


  1. Nelle GPS di seconda fascia sono iscritti tantissimi docenti che hanno raggiunto 3 anni di servizio o anche più senza mai avere avuto la possibilità di abilitarsi, docenti che da anni e anche nella difficile fase della pandemia hanno garantito il buon funzionamento delle scuole. Docenti che, è bene sottolinearlo, continueranno a essere in cattedra anche il prossimo anno, proprio su quell’organico di fatto che resta coperto dal precariato, con stessi compiti e stesse responsabilità dei colleghi di ruolo, ma con meno diritti. 





In definitiva, quindi, non ci sembra che le misure previste dal governo Draghi rappresentino una svolta verso la soluzione del problema del precariato.  Nonostante le belle parole del Patto sulla scuola, mancano i fatti! Bisognava trasformare l’organico di fatto in organico di diritto per poi garantire una procedura straordinaria di assunzione per chiunque avesse 3 anni di servizio, con selezione finale al termine dell’anno di prova, fino a coprire realmente tutte le cattedre vuote. 


venerdì 12 marzo 2021

Stanche e stanchi di essere prof in scadenza: basta precarietà!

L’anno scolastico attualmente in corso si è aperto (stando ai dati divulgati dal Ministro Bianchi) con 215 mila insegnanti precari di cui 104 mila di sostegno. Nonostante gli annunci ottimisti di viale Trastevere, le cattedre sono state assegnate ancora più in ritardo del solito.

In una situazione già aggravata dall’emergenza sanitaria, le procedure di nomina sono state complicate e rallentate dall’introduzione, all’ultimo momento, di un nuovo sistema di graduatorie, le GPS, per le quali alle segreterie competenti non sono stati concessi né i tempi né le risorse umane necessarie alla validazione dei punteggi e alla correzione degli errori.I docenti sono stati convocati da graduatorie spesso errate, con modifiche che stanno avvenendo in itinere e sono ancora in corso.

Le cattedre scoperte sono state di più rispetto agli anni passati: i pochi docenti ancora in attesa in GAE e Graduatorie di Merito non sono stati assolutamente sufficienti per sostenere il turn-over di due anni di pensionamenti quota 100. L’invenzione di un meccanismo come la call veloce ha trovato pieno fallimento nel vincolo quinquennale introdotto per la prima volta con le assunzioni di settembre.

A poche settimane dall’inizio della scuola, in piena risalita della curva epidemica, quasi 65 mila docenti della scuola secondaria con almeno tre anni di lavoro alle spalle appena entrati in servizio si sono trovati a dover sostenere il concorso straordinario. La contraddizione dell’essere lavoratori e partecipanti ad un concorso per la stabilizzazione del proprio ruolo lavorativo ha nuovamente sottratto ore alle classi, senza nemmeno il beneficio di un permesso garantito e retribuito per concorsi ed esami (che è concesso, fino ad 8 giorni l’anno, ai nostri colleghi di ruolo).

La "meritocrazia", invocata dall’ex Ministra Lucia Azzolina, si è tradotta in una prova basata sulla stesura all’impronta, in massimo 20 minuti l’una, di 5 attività didattiche diverse. La spietata selezione, che non prevede nemmeno una graduatoria di idonei, ha visto un numero di candidati triplo rispetto a quello dei posti messi a bando. Tuttavia, confrontati con i dati delle supplenze annuali dell’a.s. 20-21, equivalgono a meno di un terzo del fabbisogno reale.

I concorsi straordinario e ordinario, se e quando vedranno termine (ancora si attende la calendarizzazione delle prove suppletive), lasceranno moltissimi posti scoperti soprattutto laddove si trovano le fragilità maggiori. Per i posti di sostegno, in più regioni, il numero di candidati in possesso dei requisiti d’accesso è stato inferiore rispetto ai posti messi a bando. Nonostante questo, si è scelto di non considerare i docenti con tre anni di servizio sul sostegno privi di specializzazione: insegnanti esclusi da qualsiasi procedura di stabilizzazione, come se non avessero mai lavorato.



Siamo stanche e stanchi di sentirci dire che il precariato nella scuola c’è sempre stato, che la gavetta tocca a tutti e che bisogna farsi le ossa.

Siamo stanche e stanchi di essere oggetto di accusa o scherno dal politico di turno.

Siamo stanche e stanchi di veder negati i nostri diritti e la nostra dignità di lavoratrici e lavoratori.


Aderiamo alla mobilitazione promossa da Coordinamento Nazionale Precari Scuola, Priorità alla scuola e Cobas Scuola per il prossimo 26 marzo. Se è vero che il precariato c’è sempre stato, respingiamo ogni rimedio emergenziale e chiediamo soluzioni strutturali.

1. Limite di 20 alunni per classe, 15 in presenza di alunni con disabilità;

2. Trasformazione di tutto l’organico di fatto e dei posti in deroga in organico di diritto, così da poter

assumere su tutti i posti necessari;

3. Assunzione per tutti coloro che hanno maturato 3 anni di servizio (compreso quello in corso) e diritto

all’assunzione per tutti coloro che dovessero maturare tale requisito;

4. A seguito dell’assunzione conseguimento di abilitazione o specializzazione pagate dallo Stato (come

avviene in altri settori) durante un anno di vera formazione e prova;

5. organizzazione di concorsi ordinari a cadenza regolare per i neolaureati


Vi chiediamo di sostenerci partecipando con noi allo sciopero del 26 marzo!

Coordinamento precari/ie scuola di Bologna e Modena

domenica 4 ottobre 2020

 PERCHÉ GLI INSEGNANTI DICONO NO AL CONCORSO 


Si parla molto di scuola ultimamente, e negli ultimi giorni il concorso straordinario per l’assunzione dei precari della scuola secondaria è comparso nelle prime pagine dei giornali, spesso accompagnato dalla notizia che gli insegnanti precari, in realtà, questo concorso non vorrebbero farlo, nonostante questa sia l’unica strada per arrivare al ruolo. 


Perché gli insegnanti precari non vogliono il concorso?




LA MALATTIA CRONICA DEL PRECARIATO

Le ragioni sono molteplici, e i problemi creati dall’emergenza COVID-19 rappresentano solo la punta dell’iceberg. Per comprenderle fino in fondo bisogna capire chi sono i 60000 e più aspiranti che parteciperanno alla procedura prevista per fine ottobre. 

Hanno inmedia tra i 35 e i 40 anni, sono in maggioranza donne, hanno una laurea almeno quinquennale che consente l’inserimento nella graduatoria provinciale per la propria disciplina. Svolgono questo lavoro da almeno tre anni, o da molto di più. Non sono in possesso dell’abilitazione all’insegnamento, anche perché l’ultimo percorso abilitante si è svolto nel 2014, dopodiché il nulla.



Considerati i numeri del precariato scolastico, è assai probabile che alcuni di loro siano stati i vostri insegnanti o gli insegnanti dei vostri figli. Ogni anno vengono assunti a settembre e licenziati in estate. Queste stesse persone sono chiamate adesso a sostenere un esame scritto selettivo, su un programma molto ampio e molto distante dalla pratica didattica. 


Perché gli insegnanti non vogliono questo concorso, quindi?


VALUTAZIONE E FORMAZIONE, UN BINOMIO INSCINDIBILE

La motivazione del ministero nel sottoporre il personale con servizio pluriennale ad una prova altamente selettiva è garantire la qualità dell’insegnamento. Chi non vorrebbe insegnanti più preparati?  

La qualità, però, non può essere definita in astratto; se si ricerca qualità si deve anche fornire uno standard, una strategia, un percorso formativo per ottenerla. Il Ministero si è limitato a stilare un lunghissimo elenco di argomenti da studiare, scarsamente corrispondenti con quello che si insegna a scuola.

Tramite un test scritto a computer in 150 minuti stabilirà che chi non supera il punteggio soglia non è neanche in grado di trasmettere conoscenze, stabilire una relazione proficuacon la classe, progettare la propria didattica. 



Gli insegnanti non vogliono questo concorso perché sono ben consapevoli che è inadeguato a intercettare le reali competenze del docente. Più di una selezione per merito, la procedura concorsuale ha le forme di una decimazione a campione, aggravata ancor di più dall'emergenza sanitaria, che comporta il rischio di un'esclusione senza appello per chiunque si trovi in quarantena.

La sproporzione tra il fabbisogno e i posti messi a bando - circa un terzo del totale - basta da sola ad evidenziare quanto lo zelo del Ministero nel voler bandire ora questo concorso straordinario risponda più a un efficientismo di facciata che ad una reale soluzione, con gli esclusi dal test che naturalmente torneranno in cattedra il settembre successivo da precari per coprire le migliaia di posti vuoti.

Questa instabilità cronica ha un impatto a cascata enorme su tutta la società, un impatto che è destinato a farsi più drammatico nei tempi di crisi che ci attendono se non si interviene per delineare con chiarezza un percorso diverso di accesso alla professione.



VERSO LA STABILIZZAZIONE 

Il disagio che accompagna l’avvicinarsi di questa procedura, insieme all’indignazione per la mancata tutela dei candidati in quarantena, è quello di sentirsi bersaglio di una operazione che rischia estromettere dalla scuola precariato con esperienza per farne subentrare uno più giovane e con meno diritti da vantare. 

Vale la pena di ricordare che l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea con la  sentenza 26/11/2014 n° C-22/13 per la reiterazione dei contratti a tempo determinato. Un tassello importante, che riconosce la natura non fisiologica del numero di incarichi a tempo determinato senza i quali la scuola italiana annualmente non potrebbe aprire, circostanza che il caos delle assegnazioni da GPS dovrebbe aver reso evidente alle famiglie di studenti costretti a rimanere a casa nelle prime settimane di scuola perché i supplenti necessari a gestire la classe non erano ancora stati nominati. 


La abilitazioni distribuite a pioggia da questi concorsi rischiano di fornire una scappatoia a chi dovrebbe assumersi la responsabilità di porre fine a questo abuso di contratti a tempo determinato, generando un ricambio non del personale stabile ma di quello precario, con un numero sempre maggiore di persone che gravitano intorno alla scuola e delle quali la scuola si serve senza dare nessuna garanzia. Le graduatorie di abilitati con questi concorsi si andranno ad aggiungere a quelle non ancora esaurite, allargando la platea di precari ed illudendo centinaia di migliaia di persone con il miraggio di un’assunzione che non arriverà. 



Un percorso di stabilizzazione e formazione del personale precario, attraverso un iter annuale selettivo in uscita, che ne valorizzi l’esperienza e abbia anche valenza formativa, appare come una modalità più proficua e razionale di gestire il personale già formato e inserito nella scuola, capace di rispondere alla richiesta di qualità e progettualità della scuola moderna. 


Invece, ci si ostina a pensare al merito solo in termini di test, sbarramenti, performance. In pratica ci viene suggerito che il modo migliore per valutare un nostro studente sarebbe decidere tra promozione e bocciatura sulla base di un unico test. 

E checché ne pensi la Ministra, siamo sufficientemente preparati per capire quanto inadeguato sia questo strumento. 



I CONCORSI NON RISOLVERANNO LA MANCANZA DI DOCENTI DI SOSTEGNO


Tra tutte le discipline anche l’avvio di quest’anno scolastico ci ha ricordato quanto il sostegno sia uno dei più grandi nodi ancora irrisolti della scuola italiana. Nonostante la creazione di graduatorie apposite e la richiesta da parte del Ministero di assegnare per prima i posti sul sostegno, tantissime cattedre risultano ancora da assegnare e la maggior parte andranno a personale non specializzato, magari alla prima esperienza.


Purtroppo le specializzazioni sono percorsi fortemente selettivi e costosi, gestiti interamente dalle Università, di cui i numeri messi a bando sono assolutamente inferiori rispetto al reale bisogno di docenti. Di conseguenza i docenti con la specializzazione sono pochi: ma solo a loro il Ministero ha concesso di poter partecipare ai concorsi, escludendo coloro che hanno maturato almeno tre anni di esperienza dalla possibilità di completare la loro formazione e di essere stabilizzati.

Il ministero dice che con i concorsi risolverà il problema del precariato, ma non è vero. Per quanto riguarda il sostegno solo una piccola parte verranno coperti. Gli altri saranno lasciati ancora una volta a supplenza, senza garanzie, senza continuità didattica.

Quella del sostegno è una vera e propria emergenza per studenti e famiglie: per riuscire a intervenire servirebbe un’azione seria, competente e lungimirante. Non è possibile rischiare di perdere docenti che hanno già dato prova del loro merito conseguendo una specializzazione lunga e duramente selettiva con un’ulteriore prova concorsuale. Non è possibile tagliare fuori docenti che in questi anni si sono spesi per imparare a ricoprire un ruolo per cui nessuno li aveva preparati: si tratta di un’esperienza acquisita preziosa, che non possiamo permetterci di perdere.

Serve invece raccogliere tutte queste energie e ripartire con una scuola più stabile a partire dalle sue componenti più fragili.


Perché il concorso non garantirà il diritto all'insegnante di sostegno

 Perché il concorso non garantirà il diritto all'insegnante di sostegno


Oltre alle misure di sicurezza sanitaria che ogni istituto deve adottare, l’avvio dell’anno scolastico è divenuto problematico per un altro elemento: la mancanza di docenti. Rispetto agli anni passati i problemi sono stati maggiori sia per l’incremento dei numeri delle supplenze da assegnare, sia perché solo poco prima dell’inizio della scuola sono state aggiornate le graduatorie dei docenti, fatto che ha determinato molteplici conseguenze negative.

Quella del precariato scolastico è una questione storica, mai adeguatamente risolta. Tuttavia in questi ultimi anni sta di nuovo toccando vette allarmanti: si parla di una media del 20-25% del corpo docente, con percentuali diverse a seconda della regione e del tipo di scuola. Il settore più preoccupante è quello del sostegno, in cui molto spesso le percentuali sono ribaltate: in molte scuole del Nord Italia si hanno solo uno o due insegnanti di ruolo affiancati per il resto da insegnanti precari.


Come mai ci sono così tanti insegnanti precari?

I problemi sono principalmente due: in primo luogo il fatto che le assunzioni sono possibili solo su una parte dei posti necessari al funzionamento della scuola - il cosiddetto organico di diritto. C’è un’altra parte di posti che sono invece considerati “eccezionali”, “temporanei”, e su questi non si possono assumere insegnanti di ruolo ma solo supplenti (organico di fatto). Il problema è che questi “posti precari” sono in aumento, soprattutto nei settori più fragili come quello del sostegno. In regioni come l’Emilia Romagna, da anni l’organico di fatto rappresenta ben più del 40% dei posti totali del sostegno: significa che quasi la metà dei posti continueranno ad avere ad oltranza insegnanti precari.


Il percorso di reclutamento degli insegnanti è stato modificato da ogni governo che si è succeduto in questi ultimi anni. Tuttavia il “contratto a tempo indeterminato” sembra essere sempre più un miraggio per i docenti precari.

L’ultimo percorso che poteva portare a una stabilizzazione è stato fatto nel 2014 (II ciclo del TFA, percorso formativo abilitante): una selezione per accedere ad un’abilitazione a pagamento. I due concorsi successivi (2016 e 2018) sono stati rivolti soltanto a coloro che avevano già conseguito l’abilitazione.


D’altra parte gli abilitati non erano in numero sufficiente a coprire il fabbisogno di insegnanti, per cui anche i non abilitati sono stati chiamati dalle scuole. Di conseguenza, chi, ad esempio, si è laureato dopo il luglio del 2014 è rimasto tagliato fuori da qualsiasi percorso di reclutamento, ma potrebbe essere già al sesto anno di precariato.


Adesso il Ministero propone un concorso straordinario. I requisiti sono aver svolto almeno tre anni di servizio nella scuola di cui almeno uno nella disciplina per la quale si concorre. Il concorso tuttavia non permetterà a tutti di stabilizzarsi: i posti banditi sono circa la metà di coloro che hanno i requisiti richiesti ed il concorso è selettivo, per cui (come nel 2016) se le bocciature dovessero essere molte, potrebbe accadere che alcuni posti rimangano scoperti. Cosa succederà a coloro che non rientreranno nel numero dei posti banditi? Non sono previste graduatorie di idonei da cui attingere negli anni successivi. Chi supera le prove risulterà “abilitato”, ovvero un precario di serie A che potrà inserirsi nella prima fascia dei supplenti.

Chi non dovesse superare le prove resterà in seconda fascia: dopo anni di lavoro la sua posizione in graduatoria un po’ cambierà perché altri gli passeranno avanti. Tuttavia dati i numeri delle supplenze, continuerà a lavorare, a maturare anni di servizio senza diritti.


I posti di sostegno del concorso straordinario


Scorrendo i dati relativi al concorso straordinario e confrontando il numero di aspiranti con quello dei posti messi a bando, si può notare che nelle classi di concorso più numerose si osserva una tendenza al rapporto due precari per un posto disponibile, rapporto ancora più sbilanciato in alcune classi di concorso come arte e immagine. C’è però anche un dato in palese controtendenza: 73 domande per 322 posti in Emilia Romagna, 173 per 564 in Lazio, 261 per 1259 posti in Lombardia. Questi dati preoccupanti sono quelli del sostegno per la scuola secondaria di I grado.


Com’è possibile che si verifichi questa situazione?




Sostegno I grado

Sostegno II grado


n° candidati

posti disponibili

differenza

n° candidati

posti disponibili

differenza

Emilia Romagna

73

322

-249

68

205

-137

Lombardia

261

1259

-998

100

421

-321

Piemonte

58

458

-400

68

287

-219

Veneto

131

426

-295

52

264

-212


Perché mancano i candidati ai posti di sostegno


Il concorso straordinario si rivolge, in generale, solo a coloro che hanno maturato servizio nella scuola senza aver avuto la possibilità di abilitarsi. Per il sostegno didattico invece è richiesto un requisito in più: la specializzazione.

La specializzazione sul sostegno è il titolo analogo all’abilitazione per le altre discipline. È un titolo che, come per i TFA passati, si acquisisce superando una selezione e conseguendo una formazione a pagamento, con lezioni a frequenza obbligatoria, esami da sostenere e esame finale. Il percorso è interamente gestito dalle Università. 

Si potrebbe pensare che questo percorso sia facilmente accessibile sia a docenti di ruolo che precari, di ogni ordine di scuola e disciplina, perché l’inclusione è una prerogativa di tutti e tutte. In realtà così non è: il percorso è fortemente selettivo, sia per i costi, sia perché l’accesso è strettamente contingentato.

Il numero dei posti delle specializzazioni viene deciso dagli Atenei e spesso non ha alcun legame con il fabbisogno del territorio circostante o con i numeri messi a bando dai concorsi.


Su questo punto gli Atenei italiani sembrano muoversi in due direzioni contrapposte ma egualmente inefficaci: in Nord Italia si riscontra una tendenza a mantenere i numeri proposti dalle Università molto al di sotto del fabbisogno di insegnanti che emerge al momento delle assegnazioni delle supplenze e dai numeri messi a bando dai concorsi straordinario e ordinario. Al Sud Italia, invece, accade che le Università propongono un contingente di posti che non trovano assolutamente riscontro nei numeri dei concorsi. Conseguentemente, in Sicilia saranno in 128 a contendersi 9 posti così come in Campania 215 per 6 (sostegno scuola secondaria II grado).


Di coloro che si sono specializzati durante l’ultimo TFA, inoltre, non tutti potranno partecipare al concorso straordinario: non potranno farlo coloro che hanno lavorato sul sostegno, ma su un grado diverso rispetto a quello per il quale hanno la specializzazione né coloro che hanno lavorato sullo stesso grado, ma solo su materia; o coloro che hanno il titolo, ma non i tre anni di servizio. 


In questi giorni si stanno tenendo le selezioni per un ulteriore ciclo di TFA che tuttavia non terminerà in tempo per il concorso ordinario, per il quale le domande sono già state inviate durante l’estate. Pertanto coloro che si sono specializzati nell’ultimo ciclo costituiscono l’unico - e troppo secco - bacino da cui attingeranno i prossimi due concorsi.




Sostegno I grado

Sostegno II grado


TFA Sostegno 2018/19

posti concorso STR

posti concorso ORD

TFA Sostegno 2018/19

posti concorsi STr

posti concorso ORD

Emilia Romagna

60

322

331

90

205

331

Lombardia

346

1259

1365

180

421

423

Piemonte

70

458

493

70

287

285

Veneto

305

426

459

120

264

255


I docenti specializzati sono pochi, i percorsi di specializzazione fortemente selettivi: tuttavia gli insegnanti di sostegno sono assolutamente necessari (e il numero delle certificazioni di disabilità in età evolutiva è in aumento) pertanto da anni le scuole prima e gli uffici scolastici adesso si trovano a convocare anche docenti non specializzati.


Migliaia di docenti che anno dopo anno hanno svolto l’incarico, maturando anni di servizio e un sapere dovuto all’esperienza. Migliaia di docenti tagliati fuori dal concorso straordinario poiché impossibilitati a partecipare per i posti di sostegno e spesso anche per quello della loro disciplina, se privi dell’anno di servizio specifico: per il Miur è come se non avessero mai lavorato. 


L’unico provvedimento che in extremis è stato pensato per loro durante l’estate è stato quello di creare una graduatoria apposita (la II fascia del sostegno è composta da chi ha maturato almeno 3 anni di servizio su posto di sostegno). Adesso possiamo contare quanti sono e assegnare a loro un posto di supplenza sul sostegno con precedenza rispetto agli altri, ma questo riconoscimento non si traduce nel diritto a completare la loro formazione conseguendo il relativo titolo e a venire stabilizzati su un ruolo che coprono da anni.


Il sistema di reclutamento degli insegnanti avrebbe bisogno di essere totalmente riscritto, in modo tale da prevedere percorsi di selezione, formazione e stabilizzazione del personale stabili e periodici. Invece si continua ad affidare l’assunzione a concorsi banditi sporadicamente, ogni volta con regole diverse e soprattutto incapaci di affrontare la realtà presente.


Quanti sono i numeri del sostegno? (Focus su Emilia Romagna)


Sappiamo che i numeri delle certificazioni  (Focus Miur Maggio 2018) sta subendo, negli ultimi dieci anni, un forte incremento. Nonostante questo il bisogno di insegnanti è pensato sempre come “provvisorio”, “eccezionale” e pertanto si provvede ad allargare l’organico di fatto, posti sui quali non si può assumere, posti precari per definizione.

Guardando ai posti di sostegno dell’Emilia Romagna degli ultimi anni (dati USR Emilia Romagna):



a.s.

Organico di diritto (n - %)

Organico di fatto (n - %) 

2020/2021

5935 - 53%

5062 - 47%

2019/2020

5870 - 57%

4349 - 43%

2018/2019

5870 - 63%

3395 - 37%

2017/2018

5708 - 64%

3226 - 36%


I dati ci testimoniano una situazione per cui ormai quasi il 50 % dei posti sul sostegno sarà data a personale precario - una crescita vertiginosa di 10 punti percentuali in soli quattro anni -  e nessuna continuità didattica potrà essere garantita a studenti e famiglie. 


Oltre all’organico di fatto, che verrà interamente destinato a supplenze, anche l’organico di diritto corrisponde a  molte cattedre lasciate vacanti. 

Proviamo a trasferire questi numeri sulla realtà delle assegnazioni da GPS - che ad esempio a Milano sono iniziate solo da pochi giorni e in moltissime provincie sono ancora in corso.


Per quanto riguarda la Secondaria, le scuole dell’Emilia Romagna hanno richiesto agli USP 1384 cattedre di sostegno per il primo grado e 1388 cattedre di sostegno per il II grado (spezzoni esclusi). Tali cattedre sono state in prima battuta proposte agli specializzati iscritti alla prima fascia e ai docenti con tre anni di esperienza iscritti alla seconda. Le cattedre rimaste (più di 500 per grado) sono in corso di assegnazione incrociando le graduatorie di tutte le discipline. Nel frattempo la scuola è iniziata da settimane.



Emilia Romagna

settembre 2020

Cattedre scoperte di organico di diritto

Cattedre scoperte di organico di fatto

Docenti specializzati I fascia

Docenti con 3 anni, II fascia

Posti banditi da concorso straordinario + ordinario

Secondaria I grado

677

707

168

852

653

Secondaria II grado

565

823

218

593

536



Emilia Romagna

settembre 2020

Secondaria I grado

Secondaria II grado

rapporto docenti specializzati per posti banditi  (%)

0,3 (27,5%)

0,4 (40,7%)

rapporto docenti specializzati per fabbisogno reale (%)

0,1 (12,1%)

0,2 (16%)

rapporto docenti specializzati + docenti con 3 anni di servizio per posti banditi (%)

1,5 (156%)

1,5 (151%)

rapporto docenti specializzati + docenti con 3 anni di servizio per fabbisogno reale (%)

0,7 (73%)

0,6 (58,4%)



I dati di queste ultime tabella ci mostrano lo stato dell’inclusione in Emilia Romagna e possono darci un’idea di quanto sta accadendo in Italia rispetto ai posti di sostegno.


La selezione per i percorsi di specializzazione produce un numero di docenti specializzato assolutamente inadeguato per coprire i posti di sostegno necessari, pertanto un grande numero di supplenze viene assegnato a docenti senza titolo. Per la prima volta coloro che hanno acquisito 3 anni di esperienza hanno la precedenza sugli altri per questa assegnazione. A seguire altre centinaia di posti vengono assegnati ad altri docenti non specializzati incrociando le graduatorie.

I numeri banditi dai due concorsi (straordinario e ordinario) sono insufficienti per coprire le cattedre vacanti che già quest’anno sono emerse, ma soprattutto lasceranno moltissimi posti scoperti in quanto mancano i candidati in possesso dei requisiti d’accesso. I docenti che hanno maturato tre anni di servizio non possono partecipare a queste selezioni.

In aggiunta restano i posti in organico di fatto, che per la secondaria risultano essere più di quelli vacanti e, salvo un’azione strutturale, continueranno ad essere assegnati a supplenti senza possibilità di stabilizzazione.


Pertanto nonostante lo svolgimento di due concorsi, la precarietà dei posti di sostegno è una questione che non verrà risolta.



Che cosa si potrebbe fare


Alcune azioni da intraprendere il prima possibile per intervenire su questa drammatica situazione potrebbero essere:

  • trasformare l’organico di fatto in organico di diritto, così da poter stabilizzare il personale su tutti i posti necessari;

  • procedere con un concorso non selettivo (come quello del 2018) per coloro che hanno già conseguito la specializzazione, con conseguente stabilizzazione;

  • prevedere un percorso di formazione e assunzione a tempo indeterminato per coloro che hanno già maturato tre anni di servizio;

  • riformare il percorso di specializzazione abbattendo i costi e aprendo alla partecipazione di quanti più docenti possibili, perché tutti coloro che lavorano a scuola devono essere “specializzati in inclusione”.


Alla luce di tutto ciò, appare evidente come la precarietà dei posti di sostegno costituisca la negazione di diritti fondamentali per tutte le parti in causa.
Da una parte il diritto dei docenti alla dignità lavorativa e alla stabilizzazione, un lontano miraggio per coloro che continuano a colmare i bisogni delle scuole ma che, in mancanza di specializzazione, vengono totalmente ignorati dal Ministero.

Dall’altra i diritti all’istruzione e alla continuità educativa degli studenti e delle loro famiglie.


Coordinamento dei precari/ie della scuola di Bologna e Modena