giovedì 11 maggio 2017

Bocciare o non bocciare?

La riflessione, che si fa urgente proprio alla fine dell’anno scolastico, ha preso avvio dalla recente iniziativa del governo di eliminare la bocciatura
Bocciare o non bocciare? Questo è il dilemma su cui Fuori ruolo, la voce del CPS Bologna si è interrogata senza riuscire a trovare una soluzione univoca. 

La riflessione, che si fa urgente proprio alla fine dell’anno scolastico, ha preso avvio dalla recente iniziativa del governo di eliminare la bocciatura. Proposta non andata in porto ma che comunque porta alla ribalta quello che da Don Milani in poi è stato considerato uno strumento sbagliato e inutile, simbolo di una società classista. La bocciatura infatti, se non ha l’obiettivo di punire l’alunno per le sue mancanze durante l’anno, può rivelarsi utile per arrivare a quei traguardi senza i quali non sarebbe possibile per lo studente andare avanti. Prendere una posizione pro o contro è tuttavia impossibile dal momento che le scelte didattiche devono essere calate in situazioni concrete e legate ad un percorso. Percorso che viene però spesso ostacolato da genitori che minacciano ricorsi, dirigenti invadenti e dalle stessa condizione dei precarietà in cui gli insegnanti lavorano. Il ripetente che si trova a dover ‘ripetere’ con chi lo farà? In quali condizioni? Ripetere di nuovo la stessa cosa infatti non assicura di fare meglio se non c’è una riflessione condivisa da studente, insegnante e famiglia su che cosa è andato storto. E allora, se la bocciatura non viene digerita, l’alunno che fallisce può diventare un problema per la classe e per l’insegnante. Il ripetente infatti non ascolta, se l’insegnante parla, lui gioca col cellulare, scrive sui banchi, oppone resistenza in ogni modo, come ci racconta Eraldo Affinati nell’Elogio del ripetente. Nel libro lo scrittore offre numerosi spunti di riflessione che permettono di calarsi nei panni dell’altro, dell’asino, del ‘beduino’  rivelando come spesso il sistema di valutazione sia inadeguato. Per uno studente che ripete qualsiasi cosa è uno sforzo sovrumano, per cui ogni minimo passo va valorizzato al di là di ogni scala numerica che lo voglia ingabbiare.

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