giovedì 2 febbraio 2017

La giornata della memoria

A pochi giorni dalla Giornata della memoria, celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime della Shoah, in questa nuova puntata di Fuori ruolo abbiamo provato ad interrogarci sul significato di questa ricorrenza e in particolare sui modi possibili per affrontarla in classe.
Per farlo siamo partiti dalla nostra diretta esperienza di insegnanti, che ogni anno ci vede impegnati a rispettare gli obblighi previsti dagli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 , che regola le finalità e le celebrazioni di questa giornata, assegnando alla scuola il compito primario di garantire la trasmissione della memoria “affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Se ricordare è importante, per evitare di compiere gli stessi errori del passato,  è altrettanto vero, però, che una narrazione retorica di uno degli eventi più tragici della storia non giova alla comprensione dei fenomeni e può quindi rappresentare più un rischio che un’opportunità.
Del resto, sono gli stessi studenti e studentesse, che abbiamo interpellato per l’occasione, a lamentare una certa mancanza di senso pur nel proliferare di iniziative che caratterizzano la celebrazione del giorno della memoria a scuola e che spesso si riducono “alla visione di un film” senza che vi sia stato prima o dopo un approfondimento meditato del tema. Senza nulla togliere alla specificità dell’evento, perché non cogliere allora nel Giorno della memoria non un semplice obbligo istituzionale, ma un’opportunità per guardare all’Europa di oggi chiamata ad affrontare la questione dei migranti o per suggerire un confronto con altri genocidi dimenticati?
Come si fa, dunque, ad aggirare il rischio di proporre attività che si esauriscono in se stesse? C’è chi fra noi preferisce storicizzare e contestualizzare l’evento, e c’è chi invece privilegia la strada dell’attualizzazione, agganciando il giorno della memoria al problema più generale della memoria storica e quindi approfittando della commemorazione come di un’occasione per riflettere su altre storie di deportazione o di segregazione più o meno recenti.
Indipendentemente dall’approccio utilizzato, che può essere diverso a seconda del tipo di classe e di altri fattori legati al contesto, abbiamo maturato l’idea che, invece di celebrare giornate rituali a cadenza annuale, sarebbe più opportuno  promuovere durante tutto l’anno buone pratiche in classe che favoriscano la partecipazione attiva degli alunni, il dialogo e il confronto con i reali problemi di oggi.
Un’altra narrazione forse è possibile.


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